Daniela Tiburzi

Comunicazione Sorridente

Alleanza terapeutica: l’elemento chiave

Al giorno d’oggi l’essere solo competenti nel proprio lavoro non è più sufficiente, la concorrenza è spietata e per quanto riguarda il piano delle strategie economiche bisogna stare al passo con i nuovi modelli di riferimento.Nel caso dell’odontoiatra è importante continuare a coltivare un’alleanza terapeutica,in grado di donare soddisfazione ad ambedue le parti . Sarebbe ideale utilizzare il modello “bio-psico-sociale” nel quale oltre a curare la problematica, ci si prende cura anche della persona stessa. La versatilità delle relazioni medico-paziente sono state esaminate dagli studiosi Roter e Hall e riportate su schema nel sito ildentistamoderno.com

Una delle relazioni ormai meno comuni che si instaura fra dentista e paziente è indicata con il termine “paternalismo”, in cui è il dentista a prendere qualunque tipo di decisione anche se poco gradita al paziente, che accetta le condizioni imposte senza esprimere preferenze. Tale è un modello antiquato e difficilmente applicabile oggi grazie alla continua e crescente informazione da parte del paziente attraverso manuali,ebook,internet ecc..

L’odontoiatra quindi non può evitare di informare il paziente sulle cure da effettuare o non avere il suo consenso riguardante la terapia.

Opposto al paternalismo abbiamo la relazione di tipo “consumistico”, dove è presente un alto controllo da parte del paziente ma un basso controllo da parte del medico curante. A differenza del primo caso,questo tipo di interazione è molto frequente in odontoiatria,può capitare che il paziente si presenti con preventivi accordati in altri studi dentistici, e che in questo modo il dentista ormai messo alle strette,debba confrontarsi con essi ad offrire delle “attrattive” per il paziente, garantendo la sicurezza del trattamento e l’immediato raggiungimento dell’obiettivo.

Arriviamo adesso alla terza tipologia: la “noncuranza”. Sia il dentista che il paziente si limitano ad un basso se non inesistente controllo. Il cliente si lascia curare senza interessarsi delle procedure, mentre il dentista compie il suo lavoro con la consapevolezza di non essersi guadagnato la fiducia del suo paziente, spesso arrivando persino a raccomandargli altri studi odontoiatrici per trattare il suo caso

L’ultima tipologia di interazione è anche quella più auspicabile: la “reciprocità”.

Il controllo è alto sia da parte del paziente che da parte del dentista. E’ considerata la miglior tipologia di rapporto, nel quale entrambi interagiscono con empatia e armonia. Le cure da effettuare vengono discusse apertamente, proponendo e discutendo delle alternative, al fine di raggiungere un compromesso consensuale.

 

Simbologia della bocca nelle situazioni di ansia

Ansia: stato psichico di un individuo cosciente, caratterizzato da una sensazione di intensa preoccupazione o paura, spesso infondate, relative ad uno stimolo ambientale specifico, associato da una mancata risposta di adattamento dell’organismo in una data situazione.

Nella vita quotidiana siamo spesso soggetti a situazioni di ansia, del tutto ignari però della grande importanza che riveste la bocca in queste situazioni.

Analizziamo la simbologia della bocca suggeritaci dal sito ildentistamoderno.com e vista da vari aspetti come: lo stringere i denti per non sbraitare nelle situazioni di intenso stress o ansia,il rapporto della bocca con disturbi alimentari quali anoressia e bulimia,lo stringere i denti come simbolo di sopportazione, il gesto di succhiare nei bambini come rapporto fra bocca e figura materna, il succhiatore adulto per quanto riguarda il fumo di pipa, di sigaretta, sigaro ecc… come sfogo per le situazioni d’ansia.

Sono tutte immagini volte a suscitare la presenza incessante della nostra bocca e della sua valenza simbolica.

L’ansia gioca una funzione fondamentale nel accrescimento di abitudini viziate, scientificamente individuate con il termine di parafunzioni.

Esse aumentano l’attività dei muscoli mandibolari e masticatori, caricandoli a livello delle articolazioni temporo-mandibolari, creando con il passare del tempo una vera e propria disfunzione.

Le parafunzioni possono essere diurne o notturne. Le diurne avvengono a causa di movimenti automatici e ripetuti nel tempo quali onicofagia, serramento, digrignamento, abitudine di interporre oggetti fra denti e labbra ecc.

Tali comportamenti deleteri vengono ripetuti con maggiore frequenza quando il soggetto è colpito da una situazione che gli arreca ansia, nei casi nel quale la persona è incapace di gestire l’ansia si può ricorrere a training o forme di psicoterapia comportamentale.

Le parafunzioni di tipo diurno possono avere varie cause scatenanti quali l’ansia, lo stress, l’abuso di fumo e/o caffeina, alcool e tutte le sostanze eccitanti per il nostro sistema nervoso.

Circa il 60% della popolazione soffre di bruxismo notturno, è classificato come disordine del movimento correlato al sonno, esso avviene nelle fasi 1 e 2 del sonno NonRem. Nel trattamento di questo disturbo, oltre al semplice bite in alcuni casi è consigliato anche la farmacoterapia o la psicoterapia.

 

Il terrore del dentista

Paura o fobia?

Quando la paura impedisce di prendersi cura dei propri denti si parla di una fobia che spesso da traumi infantili a livello inconscio si lega all’importanza vitale della zona orale,il dentista deve affrontare la situazione grazie ad una buona comunicazione, mentre il paziente si affida a terapie psicologiche.

Parliamone dunque con il nostro dentista di fiducia lo stesso non sottovaluterà la gravità della  paura anzi vi conforterà e si preoccuperà ovvero si occuperà prima del tipo di approccio che deve avere nei vostri confronti, che sarà diverso in base alla tipologia di paziente.

Tante persone mi riferiscono di non poter ascoltare il rumore del trapano o dell’aspiratore questo può creare ansia: come possiamo arginare questa interferenza? Mettendo della musica in filo diffusione per esempio portando con se delle cuffie da collegare al cellulare per ascoltare la propria musica quando si è in poltrona.

La figura del dentista può sembrare minacciosa ma d’altronde è l’unica che ci può aiutare quando abbiamo un problematica dentale.

I pazienti (spesso più uomini che donne) rimandano gli appuntamenti fino a rinunciare addirittura a curarsi queste persone preferiscono l’automedicazione,sopportano il dolore ed evitano di sorridere,farebbero qualsiasi cosa pur di non varcare la porta del dentista.

Circa il 20%-30% dei pazienti possono essere curati sotto sedazione, o anestesia locale alcuni dentisti usano anche tecniche di ipnosi ! Il paziente ansioso non a caso arriva accompagnato da un amico oppure da un famigliare e spesso alla paura di vomitare si aggiunge il ribrezzo del sangue.

In certi casi la vergogna lo spinge a chiedere che il dentista abbia un colloquio privato con lui senza la presenza dell’assistente.

Che cosa si può fare in questi casi? Fare una indagine preliminare  con l’assistente ,che spesso filtra le telefonate e che è il copilota del dentista la stessa figura di riferimento che ci accoglie quando arriviamo,ci tranquillizza e ci aiuta a compilare l’anamnesi.

L’assistente è il collaboratore più a contatto con il dentista,spesso anche il più fidato. Si occupa del paziente durante l’intero percorso, è responsabile della pulizia e della sterilizzazione le caratteristiche sono: il temperamento tranquillo; la forte empatia; il fatto che non si impressioni di fronte al sangue; le buone capacità organizzative, e la capacità di gestione dei software.

Una attenta calibrazione del non verbale del paziente potrebbe fare la differenza tra il futuro rapporto medico-paziente che dovrebbe iniziare con una attenta analisi e sopratutto con una forte empatia da parte del dentista.

 

Anestesia locale dal dentista

Per molti pazienti con la fobia del dentista e del dolore, una piccola dose di anestesia locale effettuata prima di un trattamento è considerata come una manna dal cielo. Al contempo, però, ci sono pazienti che temono più la puntura necessaria per l’anestesia rispetto alla cura alla quale devono sottoporsi. Tramite un articolo pubblicato su www.denti360.com analizziamo insieme tutto ciò che viene comunemente associato alla pratica dell’anestesia locale usata in odontoiatria.

Uno degli effetti collaterali di tale pratica é definito con il termine “sincope vaso-vagale”, che si verifica in seguito all’iniezione e si manifesta con un comune svenimento. In realtà la vera causa dello svenimento è la risposta del corpo ad una situazione di stress elevato: il paziente nel momento antecedente all’iniezione, infatti, scuote il proprio sistema nervoso simpatico attraverso la contrazione volontaria di gran parte dei muscoli del corpo, il che comporta un aumento del battito cardiaco, della pressione arteriosa e tutti i sintomi collegati ad una fobia; terminata l’anestesia il paziente ha un rilassamento talmente immediato tale da sollecitare il sistema nervoso parasimpatico, il quale fa scendere repentinamente la pressione sanguigna e causa lo svenimento.

Molti sanno anche che è possibile essere allergici all’anestesia, anche se solo l’1% dei pazienti può andare incontro a questa problematica. Se un membro della famiglia è allergico al liquido anestetico utilizzato in odontoiatria è bene recarsi in ospedale per fare degli accertamenti. Alle volte le fiale utilizzati contengono eccipienti, contenuti anche negli alimenti. È probabile che siano questi il fattore scatenante per i soggetti allergici.

Sfatiamo inoltre la leggenda riguardante le donne in fase di allattamento. Non è vero, infatti, che le neomamme non possono sottoporsi ad anestesia: l’anestetico rende solo il latte più amaro per 4/5 ore dopo le cure e quindi sgradevole al piccolo, ma assolutamente sicuro per la sua salute.

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Ipnosi come soluzione all’odontofobia

Studi epidemiologici hanno dimostrato che il 75% della popolazione si sente spaventata quando si reca dal dentista,il 10-15% prova ansia e il restante 20% prova una sensazione di disagio. I dati appena riportati descrivono il motivo per il quale centinaia di appuntamenti vengono saltati, appuntamenti proclastinati a date remote e la perenne ansia mista a stress che milioni di pazienti provano sulla poltrona di un dentista.

Il Milton H. Erickson Institute ha riportato un articolo su una teoria ancora sperimentale in Italia ma del tutto efficace nel resto d’Europa riguardante l’ipnosi utilizzata per i pazienti odontofobici.

Al suo interno c’è la testimonianza di un dentista che da più di venti anni pratica l’ipnosi nel suo studio al fine di riuscire a gestire pazienti terrorizzati dalla poltrona ritenuti da altri “intrattabili”. Esso afferma che tale pratica non ha ancora preso del tutto piede in Italia non per la poca efficacia, bensì per la cattiva fama che la precede. Si pensa che sia una questione di magia e di superstizione quando al contrario è un ramo della medicina, chiamata psicosomatica.

Oltre a sommarsi un certo numero di sperimentazioni rivelatesi efficaci, si può dedurre che l’ipnosi sia utile all’odontoiatria per trattare soggetti particolarmente sensibili come i bambini, oppure pazienti con un forte riflesso faringeo, oppure persone precedentemente traumatizzate. Sono diversi gli esperimenti fatti negli ultimi anni e la maggioranza di essi ha rivelato che su due gruppi di pazienti,quello che è stato affiancato dall’applicazione dell’ipnosi è lo stesso che ha ricevuto più benefici dal punto di vista psicologico,soprattutto per la cura delle fobie.

In altre parole l’ipnosi ,oltre a facilitare il lavoro del dentista migliorerebbe il vissuto psicologico dei pazienti favorendone la salute orale.

Visitate ericksoninstute.it per approfondire l’argomento.

 

Modelli di relazione medico-paziente

In questo articolo ci occuperemo di analizzare dei modelli di relazione che si instaurano fra il paziente e la tipologia di medico che più teme e dalla quale sfugge, il dentista.

I modelli sono nati dalla teoria dei due studiosi Szasz e Hollender, la quale è però generalizzata alla figura del medico. Noi la tratteremo in riferimento alla professione di odontoiatra.

Come afferma anche il blog.alfadocs il primo modello è quello attivo-passivo nel quale il dentista ha pieno potere e controllo su tutte le procedure e sul paziente,che inerme si sottopone alle sue torture privo della consapevolezza di ciò che sta accadendo nella sua bocca. Il dentista interviene attivamente sul cliente, che passivamente si lascia curare. Questo modello è maggiormente intrapreso durante le emergenze, quando le decisioni vanno prese nel minor tempo possibile.

Il secondo modello è quello di guida-cooperazione,in cui il dentista ricopre il ruolo di guida e il paziente non riceve passivamente le cure,piuttosto lavora in cooperazione con il dentista,che ad ogni modo rimane ugualmente in una posizione di potere rispetto al suo cliente,poiché solo lui è in grado di indicargli la strada da percorrere.

In questo modello è il dentista ad indicare la via da intraprendere e il paziente decide in autonomia se seguirlo o meno. Questo modello viene adoperato soprattutto durante una visita di check-up.

L’ultima tipologia che trattiamo è il modello di mutua partecipazione.

La relazione in questo caso è del tutto equa, paziente e dentista si trovano allo stesso livello ed entrambi partecipano attivamente, prendendo insieme decisioni sul da farsi, ricavandone uguale potere ed uguale soddisfazione.

Sono equamente responsabili della buon riuscita della terapia, in quanto il paziente si trova nella condizione di prendersi lui in primis cura di sé (ad esempio facendo controlli periodici o semplicemente prevenendo carie e problemi dentali di qualsiasi genere con accurata igiene orale ecc..)

E tu che tipo di relazione hai o vorresti avere con il tuo dentista?

 

Paura del trapano? Ecco la soluzione

Ebbene si signori, da sempre la figura del dentista ha spaventato grandi e piccini, a partire dall’ambiente asettico dello studio,l’odore pungente della sala d’attesa e lo sguardo quasi compassionevole della segretaria quando chiama il nostro turno. Ma ciò che più di qualsiasi cosa viene associata ad un semplice appuntamento dal dentista è quel fastidiosissimo sibilo emesso da ciò che ormai è considerato uno strumento di torture inaudite: il trapano.

Possiamo dire basta alla paura del trapano grazie a delle cuffie brevettate da un gruppo di giovani ricercatori londinesi del King’s College. Ma come fanno queste speciali cuffie a schermare proprio quel rumore penetrante emesso dallo strumento odontoiatrico? Si tratta di un chip in grado di analizzare le onde sonore in entrata, esso lavora in sinergia  con il dispositivo interno alle cuffie che elimina del tutto le frequenze emesse unicamente dal trapano. Di fatto il paziente riesce ugualmente ad udire ciò che gli viene comunicato dal medico e dall’assistente, pur non sentendo il frastuono causato dal trapano.

Ma non è ancora finita. L’innovazione di queste cuffie sta soprattutto nel fatto che per utilizzarle il paziente deve avere con sé un comunissimo cellulare o un lettore Mp3 e scambiare la normalissime cuffie con quelle apposite fornite dal dentista, senza alcun costo aggiuntivo. Arrivati a questo punto basta solo schiacciare play e godersi la propria musica preferita, riuscendo al contempo a sentire le parole di dentista e personale annesso, poiché il sistema ha un filtro di tipo adattivo, in grado di adeguarsi alle caratteristiche del segnale audio in ingresso. Da oggi il trapano non sarà più un problema, non negarti la possibilità di una bocca sana e adotta un metodo alternativo per sconfiggere la tua paura!

 

Odontofobia

Cosa è l’odontofobia e come si manifesta?

In questo caso la monofobia,ovvero una paura intensa fino ad arrivare a veri e propri attacchi di panico nei confronti di una situazione,o di un oggetto specifici. Nel caso del dentista il paziente se pur consapevole dell’irrazionalità della situazione non può fare a meno di provarla al punto di manifestare sintomi come sudorazione incontrollata,tremore,senso di svenimento,fino ad arrivare averi e propri attacchi di panico.

Le strategie che applica la persona sono quasi sempre le stesse,rimandare gli appuntamenti tentare di auto medicarsi evitare ogni argomento che possa portare potenzialmente ansia.

L’EVITAMENTO delle sedute odontoiatriche va a ad aumentare il senso di frustrazione che una persona con una monofobia di questo tipo può sperimentare.

Che cosa si può fare per ovviare a questo spiacevole inconveniente?
• Arrivare in anticipo
• Farsi accompagnare da un amico/barra famigliare
• Imporsi di distrarsi(leggendo /guardando la tv)
• Ascoltare buona musica richiamando un momento di tranquillità nel passato della propria vita e ancorandolo fino a quando non si è pronti ad entrare dal dentista.

Ma tutto questo funziona?Alcune ricerche hanno dimostrato che la tendenza dell’odontofobico a canalizzare la sua percezione del dolore contribuisce in ugual misura ad aumentare il dolore
stesso come una sorta di profezia che si auto avvera.

• Cosa dovrebbe fare il paziente?
• Informarsi in modo da “demonizzare”il problema
• Un passo alla volta insieme al suo dentista fare un calendario delle sedute da fare con cadenza precisa in modo da diluire l’avvicinarsi delle paure.
• Scrivere su carta tutte le sensazioni,emozioni positive e non provate durante la seduta attribuendo un voto da 1 a 10,molto spesso il voto assegnato è molto più alto rispetto a quello  provato realmente.La canalizzazione delle emozioni è importantissima in quanto il dovere del professionista è proprio quello di attenuare il senso di “pesantezza psicologica”causata dalla seduta stessa,curando prima di tutto l’aspetto psicologico-comportamentale del paziente.

 

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